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L.Lo Cascio e F.M.Sardelli

L.Lo Cascio e F.M.Sardelli

L.Lo Cascio e F.M.Sardelli

L.Lo Cascio e F.M.Sardelli

Modo Antiquo

Modo Antiquo

Federico Maria Sardelli

Federico Maria Sardelli

Luigi Lo Cascio

Luigi Lo Cascio

L’AFFARE VIVALDI

concerto reading

 

drammaturgia: Luigi lo Cascio, Federico Maria Sardelli

 

Lo spettacolo si presenta nella forma di concerto-reading ed è interamente dedicato all’opera di Vivaldi ispirandosi al testo L’AFFARE VIVALDI di Federico Maria Sardelli, edito da Sellerio, vincitore del premio Comisso 2015 per la narrativa.

 

Antonio Vivaldi

Sonata a due violini e basso "La Follia", Op. I, n. 12

Largo dal concerto per flautino RV 443

Andante dal concerto per traversiere RV 438

Sonata a tre RV 60

Allegro non molto dalla sonata a tre RV 103

Largo per violoncello e basso da RV 538

Giga dalla sonata per flauto e basso RV 52

"In memoria aeterna", riduzione strumentale del versetto del salmo RV 795

 

 

LUIGI LO CASCIO riscrive e interpreta il testo di questo questo leggibilissimo libro raccontando la storia, l’itinerario attraverso i secoli, dei manoscritti di Vivaldi, di come hanno rischiato di sparire nel nulla, e di come sono stati ritrovati e da chi.

 

Tra musiche inedite del giovane Vivaldi, magistralmente eseguite da MODO ANTIQUO, la lettura di Lo Cascio si muove con grande agilità e sicurezza su diversi itinerari dando allo spettatore l’opportunità di seguire, sia sul piano musicale, sia sul piano musicologico, l’affascinante percorso di un enorme patrimonio musicale che ha rischiato di andare perduto.

La fortuna popolare delle “Quattro stagioni” di Vivaldi ha infatti certamente reso il nome del compositore familiare al grande pubblico al punto forse di costituire un ostacolo alla conoscenza più ampia della sua opera, vasta, complessa e affascinante. I molti appassionati di Vivaldi pur apprezzando le sue composizioni orchestrali, la musica vocale, sia sacra che profana, non sanno però che grandissima parte dell’opus vivaldiana è rimasta per secoli sepolta nella biblioteca di famiglie aristocratiche più o meno decadute, e che ha rischiato di non veder mai la luce.

 

Quello che rende lo spettacolo particolarissimo e fruibilissimo, è che questa materia, potenzialmente oggetto di dotte dissertazioni e grande erudizione, è trattata da Lo Cascio con deliziosa leggerezza e grande (e fine) senso dell’umorismo. Lo Cascio coniuga il linguaggio e il registro narrativo con un umorismo contemporaneo e con una straordinaria interpretazione dell’ambientazione che passa dall’epoca vivaldiana fino al periodo fascista, in ogni momento con una lingua adatta e allo stesso tempo leggera. L’umorismo che pervade il testo ne rende uno spettacolo divertente, ancorché alquanto istruttivo e Lo Cascio ha la capacità di adottare un registro sobrio e serio quando la narrazione tocca momenti difficili della storia nazionale.

 

Sul palco suona anche lo stesso FEDERICO MARIA SARDELLI: personaggio eclettico e irriverente, artista poliedrico, studioso – fra i massimi al mondo – della vita e delle opere di Antonio Vivaldi, è in grado di esprimersi molto egregiamente con la penna, con gli strumenti da disegno (è un noto fumettista e vignettista, ma è particolarmente versato anche nel ritratto e nell’acquaforte), con la bacchetta di direttore (ha fondato l’ensemble “Modo Antiquo” e ha diretto orchestre come il Gewandhaus di Lipsia, la Kammerakademia Potsdam, il Maggio Musicale Fiorentino…) e con il flauto, il suo strumento. Figlio di una terra dove la satira pungente ed il “ruzzare” (scherzare, in livornese) fanno parte del Dna della gente, ma soprattutto figlio di Marc Sardelli (noto maestro disegnatore, ritrattista e pittore).

 

In conclusione, uno spettacolo che chiunque abbia ascoltato con piacere la musica di Vivaldi dovrebbe vedere – e che rimane piacevolissimo anche per chi si approccia per le prime volte al barocco!

 

LUIGI LO CASCIO attore, regista

Nato a Palermo nel 1967 Luigi Lo Cascio frequenta per due anni la Facoltà di Medicina e mentre studia per diventare psichiatra il teatro entra nella sua vita a poco a poco, quasi per caso. Si esibisce nelle piazze, in Italia e in Europa, con un gruppo di amici portando spettacoli di teatro di strada, cabaret e pantomime: proprio in una di queste occasioni gli viene offerto un provino con Federico Tiezzi per una piccola parte in Aspettando Godot di Samuel Beckett. E così nel 1989, ancora studente della Facoltà di Medicina, durante le prove e la tournée di Aspettando Godot, recitando nei più grandi teatri italiani, Luigi decide di seguire la fascinazione del teatro che irrompe nella sua vita trasformando le sue ambizioni. Il suo talento è subito confermato dal superamento dell'esame di ammissione all'Accademia di Arte Drammatica Silvio D'Amico dove presenta un brano di Petrolini. Dopo un triennio di intenso studio con grandi maestri, tra cui Luca Ronconi, Mario Ferrero e Giuseppe Manzari, si diploma nel 1992 in qualità di attore con un saggio sull’Amleto curato da Orazio Costa.

Una carriera teatrale intensa e brillante attende Luigi Lo Cascio portandolo fin da subito a lavorare stabilmente sulle scene, diretto da grandi nomi come Elio De Capitani (1990, La sposa di Messina), Giuseppe Patroni Griffi (1992, La signora delle Camelie), Roberto Guicciardini (1993, La morte di Empedocle; 1994, Coriolano; 1997, La figlia dell’aria; 1999, Il figlio di Pulcinella), Carlo Cecchi (1999, Amleto e Sogno di una notte d’estate), Luca Ronconi (2006, Il silenzio dei comunisti, con cui ottiene il Premio UBU come Migliore Attore dell’anno), Vincenzo Pirrotta (2009, Diceria dell’Untore), Federico Tiezzi (2016, Questa sera si recita a soggetto).

Il suo esordio cinematografico avviene nel 2000 con Marco Tullio Giordana che lo sceglie come protagonista per I cento passi, film accorato ed intenso: Luigi Lo Cascio con la sua interpretazione di Peppino Impastato ottiene il David di Donatello come Migliore Attore Protagonista, il Globo d’Oro Premio Migliore Attore Rivelazione, il Premio Saint Vincent-Grolle d’Oro Migliore Attore e la Nomination Nastri d’Argento come Migliore Attore Protagonista.

L’anno successivo interpreta il protagonista di Luce dei miei occhi di Giuseppe Piccioni accanto a Sandra Ceccarelli ottenendo alla Biennale di Venezia il Premio Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile, il Premio Pasinetti e due Nomination, una all’European Film Awards come Migliore Attore e una al David di Donatello come Migliore Attore Protagonista.

Nel 2002 fa parte del cast di Il più bel giorno della mia vita di Cristina Comencini dove interpreta Claudio, il figlio gay che reprime la sua sessualità alla famiglia, composta dalla madre Virna Lisi e dalle sorelle Margherita Buy e Sandra Ceccarelli.

Nel 2003 torna ad essere diretto da Marco Tullio Giordana in quello che è considerato il suo capolavoro: un film originariamente creato per la tv italiana e che sarà distribuito anche nelle sale: La Meglio Gioventù. Inserito in un cast di nomi eccezionali, calatosi perfettamente nel ruolo di uno psichiatra, Luigi Lo Cascio ottiene le Nomination come Migliore Attore Protagonista al David di Donatello e all'European Film Award, confermandosi uno degli attori più amati dal pubblico italiano. In televisione oltre a La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana, nel 2010 è nel cast di Il sogno del maratoneta di Leone Pompucci e nel 2013 di Il bambino cattivo di Pupi Avati.

Nel cinema è stato poi diretto da Alessandro Piva, Mio cognato (2003), Marco Bellocchio Buongiorno notte (2003), Eros Puglietti Occhi di cristallo (2004), Giuseppe Piccioni La vita che vorrei (2004, Premio Golden Graal come Migliore Attore Drammatico), Cristina Comencini La bestia nel cuore (2005, Premio Golden Graal come Migliore Attore Drammatico), Roberta Torre Mare Nero (2006), Andrea Porporati Il dolce e l’amaro (2006).

Nel 2005 Lo Cascio raccoglie nuovamente la sfida del teatro - da cui aveva iniziato a percorrere la propria parabola artistica - e porta sul palcoscenico un testo complesso e dal fascino misterioso, Nella tana, monologo teatrale che nasce da uno degli ultimi racconti di Kafka, un capolavoro letterario senza tempo che Luigi riscrive, dirige e interpreta come unico protagonista. Nella tana ottiene il Premio Nazionale della Critica 2006.

Due anni dopo con La caccia Lo Cascio rivisita Le Baccanti di Euripide donando anche a questo testo una cifra stilistica propria, una rilettura del classico che pur non tradendo l’intreccio e i temi portanti dell’opera li riattraversa e ne rinnova lo spirito e i molteplici sensi attraverso una partitura scenica che impiega una dinamica varietà di linguaggi espressivi. La caccia riceve il Premio Biglietto d’oro del Teatro come migliore spettacolo per il teatro di ricerca del 2008, il Premio Nazionale della Critica e Luigi Lo Cascio ottiene il Premio Histrio all’Interpretazione 2008.

Nel 2008 torna al cinema diretto da Spike Lee Miracle at St.Anna (2008), Giuseppe Tornatore Baari’a (2009), Pupi Avati Gli amici del bar Margherita (2009), Mario Martone Noi credavamo (2010). Nel 2012 partecipa al film Romanzo di una strage, nel quale viene diretto ancora una volta da Marco Tullio Giordana. E ancora viene diretto da Stijn Coninx Marina (2013), Paolo Virzi Il Capitale Umano (2014), Ivano de Matteo I nostri ragazzi (2014, Nastri d’Argento Nomination Migliore Attore Non Protagonista), Francesca Archibugi Il nome del figlio (2015, Nomination David di Donatello Migliore Attore Non Protagonista), Paola Tripodi e Marcello Fonte Asino che vola (2015).

Nel 2013 ha scritto, diretto e interpretato La città ideale. Il film intreccia l’idealismo esasperato e la smania di purezza al rischio di venire travolti, se pure innocenti, dalla macchina inesorabile della giustizia: La città ideale viene nominato Migliore Film Italiano alla Biennale di Venezia del 2013.

Nel 2014 Luigi Lo Cascio presenta in teatro la sua versione di Otello, da lui riscritto in lingua siciliana. Regista e attore nel ruolo di Iago, accanto a Vincenzo Pirrotta (Otello), colloca la vicenda a tragedia avvenuta, dando una nuova versione del gesto omicida.

Nel 2015 dirige e interpreta l’opera teatrale Il sole e gli sguardi che indaga sulla relazione intima ma immediatamente pubblica che emerge dall’opera in versi di Pasolini fino ad una radicale e sofferta meditazione sul senso e sul destino della sua esperienza di poeta.

 

 

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